IL MERAVIGLIOSO MONDO DEI CANI DA SOCCORSO

di

I CANI DA SOCCORSO

Abbiamo avuto  il grande piacere di parlare con un esperto di cani da soccorso: Urbano Criola, ADDESTRATORE/PRESIDENTE presso DOLOMITI DOG TRAINING ASD – Feltre BL,  RESPONSABILE ADDESTRAMENTO (superficie/macerie) NUCLEO CINOFILO PROTEZIONE CIVILE ANA (ALTHEA) SEZ. DI TREVISO.

Urbano ci accompagnerà in questo percorso di conoscenza di un “mondo a parte” che è quello dei cani da soccorso: eroi silenziosi che grazie alle loro capacità permettono ogni anno di salvare molte vite, anche dove l’essere umano non arriva.

Ma andiamo per gradi: per capire meglio questo mondo abbiamo posto ad Urbano una serie di domande.

Cosa si intende per cane da soccorso e quali sono i suoi compiti?

Il Cane da Soccorso è un cane che, opportunamente educato ed addestrato, presta il suo olfatto e la propria fisicità agli esseri umani nelle operazioni di soccorso di persone in difficoltà: persone che si sono smarrite in un bosco o comunque in un ambiente extra-urbano, persone che sono rimaste sepolte sotto le macerie durante un terremoto, un crollo di uno o più edifici, ma anche persone sepolte sotto la neve a seguito di una valanga. Naturalmente, fanno parte dei cani da soccorso anche quelli per il salvamento (termine tecnico proprio della Federazione Italiana Nuoto) in acqua, che non utilizzano il proprio olfatto, ma aiutano il conduttore umano (un bagnino), a portare a riva una persona in difficoltà in acqua, oppure una piccola barca.

Ci sono razze di cani più adatte a diventare cani da soccorso?  E, se sì, perché?

Per quanto riguarda il salvamento in acqua, si cerca di utilizzare razze come Labrador, Golden e soprattutto Terranova: sono razze che hanno, per selezione genetica e per la funzione per cui son state selezionate, un innato piacere a stare in acqua ed hanno una ottima fisicità e forza fisica che gli permette di svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi. Sono razze create decine di anni fa per andare a recuperare nelle paludi i selvatici che i cacciatori abbattevano durante la caccia, o per recuperare reti da pesca sempre in acqua. Si può affermare che l’acqua sia quasi il loro habitat naturale.

Per le altre “discipline” da soccorso si preferiscono razze come Labrador, Golden, Pastori Tedeschi, Pastori Belgi Malinois, Border Collie, alcuni segugi.
Attenzione, il mondo del soccorso non è precluso ai meticci, ce ne sono tanti e svolgono un ottimo lavoro. Si cerca però di utilizzare razze selezionate in base a caratteristiche utili al soccorso, come l’olfatto sviluppato, la docilità (dote naturale che fa sì che al cane piaccia collaborare con l’essere umano), la socievolezza, la curiosità, la pulsione predatoria, agilità, resistenza fisica, ma anche la taglia. Tutte caratteristiche che molte razze da caccia hanno (in fondo, la ricerca di un disperso è paragonabile ad un’azione venatoria, quello che cambia è l’obbiettivo finale). Le razze da pastore da conduzione come quelle sovra citate hanno anch’esse un ottimo olfatto, con uno spiccato piacere a collaborare con l’uomo, di conseguenza hanno un’alta addestrabilità. Ho solo citato le razze più utilizzate, ma certamente, all’interno delle altre razze possono esserci dei soggetti adatti: bisogna tenere in considerazione che si va a fare leva su personalità e motivazioni diverse da razza a razza, e non esistono cani “stupidi”, ma razze difficili da motivare.

 

Potrei rovinare le illusioni di tanti non addetti ai lavori con la seguente affermazione, ma credo sia giusto dirlo. Negli ultimi anni è stato coniato un termine che a me fa un po' ridere per indicare i cani da soccorso: gli “angeli con la coda” … come se il cane avesse veramente intenzione di salvare un disperso guidato da sentimenti umani, altruistici; in realtà il cane cerca le persone perché sa che loro hanno il suo premio preferito, gioco o cibo che sia. Fondamentalmente il cane cerca il suo premio, si comporta da opportunista, e sa (grazie all’addestramento) che per riceverlo deve trovare e segnalare la presenza del malcapitato disperso. Ecco perché è così importante che il cane sia molto socievole, che sia curioso, che abbia un impulso predatorio spiccato.  

 

Grazie Urbano di questa precisazione, poco “romantica”, ma che fa capire quanto sia importante che il cane sia bene addestrato per poter fare “l’angelo con la coda”! 

Proprio in merito a questo, che formazione devono fare per diventare cani da soccorso?

I cani da soccorso possono appartenere a diversi Enti (Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino etc.), ed ogni organizzazione fissa dei protocolli precisi per arrivare al brevetto operativo. In realtà non ci sono grandissime differenze di formazione tra i vari enti; l’età minima del cane varia dai 15 ai 18 mesi per poter sostenere l’esame abilitativo, variano alcuni esercizi che compongono sia l’esame di obbedienza che quello di ricerca, ma grossomodo siamo li.

Certo è che si parte sempre da un’educazione di base che, in realtà, tutti i cani dovrebbero avere: un’ottima socializzazione verso il mondo è fondamentale, il non tirare al guinzaglio e tutte le buone norme di comportamento. Senza educazione non c’è addestramento. La fase addestrativa vera e propria consiste invece nel preparare il cane ad affrontare tutto ciò che potrebbe trovare in un’operazione di ricerca reale, a superare gli ostacoli, a saper lavorare in presenza di altri cani, e saper ascoltare ed obbedire al proprio conduttore, i cui comandi spesso servono proprio a salvare la vita al cane. Provate ad immaginare lo scenario di un crollo importante e vasto durante un terremoto: il cane, cosi preso dalla foga di cercare i dispersi, non ascolta i comandi del conduttore e va a finire in una zona che non è stata ancora messa in sicurezza, e magari rimane folgorato da una scossa elettrica, o si fa male a causa di sostanze chimiche, oppure gli crolla qualcosa addosso o sotto le zampe... Ecco, se dovesse succedere una cosa del genere, al di là della questione affettiva, qual cane sarebbe poi inutilizzabile, cosi come il conduttore, la cui operatività è legata a quella del cane. L’addestramento del cane termina praticamente il giorno in cui il cane va in pensione; va sempre tenuto in allenamento e in addestramento, in quanto gli ipotetici scenari di ricerca son sempre diversi uno dall’altro.

Nella vita quotidiana devono seguire una routine particolare?

Sono cani esattamente come tutti gli altri, hanno i bisogni che hanno tutti gli altri cani. Non esiste solo il lavoro; hanno bisogno di uscire a fare passeggiate, di stare a contatto con la propria famiglia umana, hanno bisogno di incontrare i propri simili ed interagire, hanno bisogno di giocare (i cani, in fondo, sono paragonabili a degli eterni bambini). Certo, devono essere mantenuti in ottima condizione fisica, faranno sicuramente più visite veterinarie degli altri, ma in generale sono cani che vivono la vita che ogni cane dovrebbe vivere.

 

Parliamo adesso un po’  di te e della tua esperienza specifica: come nasce questa tua passione e come ha arricchito la tua vita?

Dacché ne ho ricordo, i cani nella mia vita ci son sempre stati; mio padre aveva un’azienda agricola, era un allevatore di mucche, ed aveva dei Pastori Maremmani Abbruzzesi, che sono cani da guardiania. Crescendo, ho avuto la possibilità di avere a che fare con tanti cani, meticci e non, finché è scoccato l’amore per il Pastore Tedesco nero focato, e ne ho avuti diversi. Per puro caso, in un campo di addestramento che frequentavo, si teneva un seminario sui cani da soccorso, e lì c’è stato il colpo di fulmine… vedevo lavorare i cani, li vedevo motivati e, durante le ricerche, li vedevo liberi di esprimersi pur rimanendo in collegamento con il proprio conduttore… Io, che non sono mai stato un amante dello sport fine a sé stesso con i cani, avevo trovato una disciplina che univa l’utile al dilettevole. Adoravo e adoro tutt’ora passare la domenica nei boschi… Da lì ho iniziato il mio percorso che mi ha portato dove sono ora... Nel tempo ho cambiato razza, passando ai Golden Retriever, e devo dire che non tornerei più indietro. Ho anche un segugio, una femmina di otto anni di Black and Tan Coonhound (razza ancora semi sconosciuta, per fortuna; quando una razza inizia ad andare di moda, le conseguenze in termini di selezione son sempre nefande), con la quale mi son divertito e fatto un po’ di tutto: è pluricampionessa di bellezza, è operativa con brevetto ENCI in Protezione Civile, ha svolto con molto successo le prove di lavoro su pista di sangue e in pista sportiva. La soddisfazione più grande che ho avuto con lei, in realtà, è quella di aver dimostrato ai vecchi cacciatori e/o addestratori che con il giusto addestramento posso chiedere al mio segugio di seguire una traccia umana o quella di un selvatico, e lei lo fa tranquillamente senza difficoltà.

Partecipare ad un intervento reale è sempre qualcosa che mi riempie di orgoglio, ma che inevitabilmente mi riempie anche di responsabilità. Il cane è sicuramente il “mezzo” più sofisticato che abbiamo a disposizione per cercare dispersi e sepolti, essendo dotato di uno strumento potentissimo quale l’olfatto, ma è comunque un essere vivente che può incappare, purtroppo, in errore. Certo, la componente umana è quella più soggetta a commettere errori, è per questo che in ogni addestramento, in ogni esercitazione, chiedo a me stesso ed ai componenti della squadra di prendere quelle ore il più seriamente possibile, comportarsi come se fosse in gioco la vita di un disperso. Non è mai facile, dopo la bonifica di un’area, tornare al campo base per riferire che in quella zona il disperso non c’è. Ecco, è proprio questo il punto: in realtà, ogni soccorritore dovrebbe saper dire che “il disperso non c’è”, anziché dire “non lo abbiamo trovato”. Può anche sembrare la stessa cosa, in realtà è una bella differenza: nel momento in cui decido di abbandonare l’area di ricerca, devo essere consapevole di averla bonificata completamente, di aver cercato in ogni anfratto. Se ho anche un piccolo dubbio, devo necessariamente togliermelo. Non è un’enorme responsabilità, questa?

Certamente ho avuto anche un arricchimento culturale, in tutti questi anni: corsi di cartografia, utilizzo di strumenti come i GPS, le bussole, i principi fisici della termodinamica, ma anche lo studio della psicologia del disperso, di come una persona in un bosco o in montagna si possa muovere in base al proprio fisico, alle sue condizioni mentali, al tipo di attività per la quale si è recato li. Non solo: quando ho iniziato a lavorare con i cani, son partito leggendo K. Lorenz, che mi ha portato poi a leggere C. Darwin, per poi arrivare a leggere e studiare libri di psicologia e sul comportamento umano in generale; mi sono appassionato delle scienze, degli acquari e della chimica ad essi correlata, ho letto molti manuali di veterinaria, di alimentazione (del cane). E continuo a leggere, studiare ed imparare.

 

 

Grazie alle sue risposte, Urbano ha tracciato per noi un quadro molto preciso della vita dei cani da soccorso e di quanto sia importante la loro salute fisica e psicologica (come per tutti i cani in realtà) e quanto il loro conduttore debba continuare a formarsi per la sicurezza propria, del cane e delle persone disperse che devono essere ritrovate.

Noi di ANiNATURE possiamo sostenere questi “lavoratori a 4 zampe” offrendo loro un’alimentazione che fornisca tutti i nutrienti di cui hanno bisogno e li mantenga in salute e perfetta forma fisica.

Grazie ancora URBANO CRIOLA per averci dedicato il tuo tempo!

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